Brigida Lunetta è nata nel 1993 a Palermo, dove vive e lavora. Si è laureata in Fotografia e Comunicazione Visiva presso lo IED di Torino ed in seguito ha conseguito un Master in Fotografia e Fine Art presso il Royal College of Art di Londra. Da anni affianca l’attività artistica all’insegnamento di fotografia e arti visive.
I suoi lavori sono stati esposti a livello nazionale e internazionale in mostre collettive e personali tra cui Incompiuto, FIAF, Cantieri culturali della Zisa (Palermo, 2022); Open Studios, V.O. Curations (London, 2020); 4’’, Royal College of Art (London, 2018); Beyond Scraps, Museo Infini (Torino, 2017); Dys/Utopia, Berwick Film And Art Fringe (Berwick, 2017); Les Overlays, Phos (Torino, 2015); Tension, Fenixloods (Rotterdam, 2014). La sua pratica artistica si sviluppa attraverso progetti di ricerca che spesso conducono alla produzione di libri fotografici, ha infatti realizzato vari libri d’artista presentati in diverse fiere di editoria indipendente, tra cui Offprint, London.
Il suo lavoro nasce dall’esigenza di riattivare sulla realtà uno sguardo, una riflessione che permetta di mettere in luce storie che altrimenti rischiano di essere tenute sottotraccia o dimenticate.
Attraverso il linguaggio della fotografia tratta temi sociali e antropologici, interpreta e racconta storie con l’intento di investigare e sollevare domande su aspetti caratteristici della contemporaneità, della società e della condizione umana.
Still Waiting
Nelle palazzine Ex Moi, nate per ospitare atleti e giornalisti durante le Olimpiadi invernali del 2006, Ibrhaim, Haji, Amoah, Fredric, Fatima e molti altri per anni hanno vissuto una vita sospesa. Le palazzine, occupate dal 2013 al 2019 da un gruppo di rifugiati, hanno ospitato un migliaio di donne, uomini e bambini vincolati a causa della convenzione di Dublino dall’obbligo di permanenza in Italia.
Still Waiting è un reportage che racconta la vita di un gruppo di rifugiati scappati dalla Libia in seguito alla guerra civile del 2011. Costretti a lasciare il lavoro, le case, i loro sogni, hanno affrontato la traversata del Mediterraneo rischiando la vita nella speranza di salvarsi e poter ricominciare altrove. In assenza di un sistema di accoglienza adeguato, nell’Ex Moi alcuni di loro hanno trovato una casa – senza riscaldamento né acqua calda, con l’elettricità che viene e che va – dove si sono ritrovati insieme costretti ad aspettare, bloccati da folli meccanismi burocratici.
C’è chi riempie l’attesa cucinando piatti che rievocano odori e sapori di casa, c’è chi studia, chi pulisce i pavimenti, chi sistema le aree comuni, chi ha storie da raccontare. Tra solitudini e legami di solidarietà.