I COLORI DI GIAMBATTISTA PRUZZO
A cura di Luisa Bondoni

Giambattista Pruzzo riceve, ad oltre quarant’anni dalle sue prime fotografie, una nuova risonanza all’interno del panorama nazionale: una mostra antologica e una pubblicazione monografica che ripercorrono il viaggio fotografico di uno tra i pionieri del colore e della fotografia allestita, autore creativo e innovativo, sperimentatore e regista della realtà.  Fotografo già affermato e riconosciuto tra il 1980 e il decennio successivo – nel quale abbandonò la macchina fotografica per riprenderla sporadicamente negli anni successivi – ha dedicato tutta la sua vita alla fotografia,  inizialmente attraverso la realizzazione di portfolio rivoluzionari per l’epoca, vincendo premi nazionali ed internazionali, allestendo mostre personali e collettive, pubblicando le proprie immagini su riviste e cataloghi specializzati e successivamente attraverso l’organizzazione di mostre e la grande dedizione per il Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia di cui è ancora oggi il Segretario.

Nel momento storico in cui lo statuto della fotografia è costantemente messo sotto accusa dall’arrivo di strumenti e tecnologie sempre più sofisticati, il lavoro fotografico di Giambattista Pruzzo ci apre gli occhi verso una riflessione sul concetto di fotografia come creazione artistica, come allestimento della realtà e del proprio mondo.

Il critico e giornalista Cesare Baitelli scrisse “Una fotografia, quella di Giambattista Pruzzo, limpida, solare, senza sicumera, ideata con rara precisione e sensibilità in cui l’uso del colore è sperimentazione, evoluzione, ricerca linguistica per trasmettere una propria fantasmagorica realtà. Ed è in queste immagini che realtà ed arte sono in perfetta simbiosi così come lo sono nel destino estetico e spirituale dell’uomo” [1]. Il successo della sua fotografia infatti sta nel fai da te, nel riuscire a trasformare qualsiasi luogo in un set fotografico, dove tutto è ideato e creato dallo stesso fotografo. Dietro ad ogni scatto si cela un lavoro meticoloso e paziente. L’effetto è impattante, le fotografie sembrano il risultato di un mago del fotoritocco, qui invece completamente assente. I colori che vediamo sono quelli della realtà, nessuna modifica o alterazione. Attraverso l’inserimento di elementi irreali o insoliti in una scena ordinaria e la complessa ricerca di luoghi e spazi cittadini, Giambattista Pruzzo ci racconta le sue idee, i suoi sogni e le sue paure.  L’Archivio completo delle stampe vintage e delle diapositive è stato donato da Giambattista Pruzzo al Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia, che oggi custodisce, valorizza e promuove il fondo. La cura e la lungimiranza del fotografo lo hanno portato a non proiettare mai le diapositive, in modo da non rovinarle e conservarne i colori nello stato originale. La mostra e il volume dimostrano la brillantezza, la saturazione e la veridicità dei colori al momento dello scatto. Le fotografie presenti sono una selezione tra le centinaia di immagini presenti in Archivio, molte di queste sono inedite, mostrate per la prima volta con questo volume. 


Testo tratto dal libro che verrà presentato sabato 12 ottobre alle ore 17 in occasione dell’inaugurazione della mostra