Sol de Mayo
El gaucho y la ganadería
Se si pensa all’Argentina, non si può di certo prescindere dalla figura del Gaucho, lo storico Cowboy della Pampa.
Questo personaggio a tratti romantico ha origini antiche: si crede esista dal 1700 DC e, per come lo conosciamo oggi, sia una miscela di tradizioni spagnole, arabe ed aborigene; il suo stesso nome deriva dall’arabo e significa “Uomo a cavallo”.
Tra le caratteristiche principali dei Gauchos emergono la loro fede nella religione Cattolica e, naturalmente, il loro amore per i cavalli e per la musica folkloristica Argentina.
Vivono per lo più da soli o con la loro famiglia molto lontani dalla civiltà alla quale fanno ritorno solo durante eventi sporadici, come l’acquisto di beni di prima necessità, la vendita del bestiame o alcune feste tradizionali.
Se la carne argentina è nota in tutto il mondo, lo si deve soprattutto al loro duro lavoro ed al costante mantenimento delle antiche tradizioni di allevamento del bestiame.
Il Fotografo Gianluca Colonnese ha cercato di cogliere l’essenza della tradizione gauchesca partendo dai pascoli sterminati che profumano di libertà, attraverso le aste del bestiame ed ancora passando dalle macellerie nel cuore di Buenos Aires, dove la carne arriva in piena notte.
Accolto da famiglie che vivono in case modeste a diverse ore di distanza dalla “civiltà”, ci racconta: << Sono stato accolto nelle loro case come una persona di famiglia. Mi chiamano Tano, come d’altronde fanno in maniera simpatica con chi ha origini italiane. Vivono a stretto contatto con la natura ed ancora tutto funziona in maniera “feudale”. Quando per esempio si parla del proprietario terriero, ci si toglie il cappello a modo di rispetto. Ho trovato quella semplicità, amore per la famiglia e per i propri animali che mi ha fatto comprendere ancor di più quanto tutto quello che ho documentato fosse importante>>.
L’autore ha voluto aprire con un’immagine che parla di questa gente umile e fiera, costantemente pervasa da una grande fede che cerca, con il proprio duro lavoro, di tenere alto il nome dell’Argentina.
Il fotografo ha voluto chiudere il racconto con un’immagine di speranza per il futuro di questo singolare modo di vivere.
Anna Sergi