BRIGHENTE GIOVANNI
“Volti, sguardi, persone…”
Nato il 04/03/1950 a Monteforte d’Alpone, dove attualmente risiede.
Nel 1981 acquista la sua prima reflex per foto di famiglia.
Nel 1984, con un gruppo di amici, fonda il Fotoclub Monteforte.
Pur non disprezzando il colore, preferisce indubbiamente il B/N, che stampa personalmente.
Dopo qualche anno comincia a partecipare ai primi concorsi e mostre collettive e personali: Sicof 89, Lucca, Pergine, Valsugana, Verona, Poggibonsi, San Nazzaro d’Ongina, Rovigno (Croazia), Garda e Schio.
Nel 1983 fa parte della rappresentativa italiana che si aggiudica la Coppa del Mondo per il B/N.
Nel frattempo si aggiudica, come miglior autore, alcuni tra i più prestigiosi concorsi nazionali tra i quali Spoleto, Nichelino, Cortona, Serravezza, San Nazzaro d’Ongina, Tregnago, Il Truciolo d’Oro di Cascina (2 volte), il Cupolone di Firenze, Grand Prix Figline Valdarno, Trofeo Mario Dutto, primo premio a Roma con tema ” Il Ritratto” ed inoltre un centinaio fra premi e segnalazioni nei vari concorsi FIAF.
Nel 2009 fa parte della rappresentativa Italiana che si aggiudica la medaglia d’oro per immagini proiettate al campionato del Mondo.
Recentemente ha fatto parte della rappresentativa del Circolo Fotografico Veronese che si è aggiudicata il primo premio nazionale per circoli Fiaf.
Il tema principale delle sue fotografie sono le persone, persone nelle quali ha trovato disponibilità, partecipazione e condivisione e, cosa da non sottovalutare, divertimento…
I MILLE VOLTI DI BRIGHENTE…
Amore per l’umanità, amore maturo, affettuoso, comprensivo, inclusivo…
Questo, probabilmente, è il nucleo pulsante e il filo conduttore di tutta l’esperienza fotografica di Giovanni Brighente, apprezzato e riconosciuto autore veronese.
Un minimo comune denominatore, quello accennato, che ritroviamo puntuale anche in questa sintetica ricerca in mostra, parte di un lavoro assai più vasto e che – pure – meriterebbe, per indiscutibile qualità, di essere visto.
Non sfugge il carattere “divertito” di “ Volti, sguardi… persone”.
Brighente ci appare, difatti, affettuoso testimone di quanto, con leggerezza e spontaneità, si viene inverando davanti al suo obiettivo.
Qui Giovanni sceglie di essere soltanto il medium, il facilitatore di un altrui progetto; è colui che – col governo della luce e della composizione – permette ad un’umanità pittoresca e variegata di mettersi in mostra senza filtri, di “manifestarsi”, di farsi identificare e, forse, addirittura “catalogare” ( il pensiero corre a quelle categorie sociali ed estetiche tanto care ad August Sander).
E lo spettacolo della vita va in scena, grazie a Brighente e ai suoi ilari complici, con molteplici modalità, tutte legate al bisogno – leggero e fanciullesco – di “significare”, ciò è a dire di rendere signum, la propria idea di appartenenza.
Questo sentimento si nutre di oscillazioni estreme che ne sottolineano il climax: si va dalle nudità composte e serene, rivelatrici dell’essenzialità fisica dell’uomo, alle casacche fracassone di scherzosi musicisti in divisa; dall’autoironica e impostata aggressività di amici boxeur ritratti secondo scultorei canoni classici, ai rutilanti “giubbini-catena-muniti” di torvi epigoni dell’epopea di Easy Rider; dalla severità di ritratti su sfondo nero alla luminosa ingombranza di una donna col suo “vitale pancione” o di altra, fieramente bella, assisa “in maestà” …in mezzo al nulla…
Giovanni, nel suo umanesimo, muove con sapienza i registri della prossimità: quella del fotografo umanista che sta con i soggetti… senza assoggettarli; quella dell’ homo bonus che, senza mediazioni se non quelle dell’arte della luce, ci trasferisce il messaggio di bellezza consegnatogli, a questo preciso scopo, dai suoi protagonisti.
Nitida è la conclusione!
L’osservatore di “Volti, Sguardi e… Persone”, immagine dopo immagine, viene condotto – con mano ferma e convincente – a superare gli schematismi mentali fondati su logiche categoriali iper-semplificatorie: bello/brutto, buono/cattivo; normale/anomalo.
“All is pretty”, avrebbe detto Andy Warhol; Brighente, più legato alla nostra tradizione, “La vita è bella”, comunque essa sia, comunque essa si disveli, oltre ogni pregiudizio.
Andrea Mirenda