Marocco
Le diverse etnie, organizzazioni sociali e i sistemi politici di riferimento, basati su culture spesso profondamente differenti, stabiliscono anche i ritmi di sviluppo interni, pur se orientati dalla globalizzazione che interessa ormai tutto il pianeta. Ci sono, quindi, luoghi e paesi dove i cambiamenti scorrono molto velocemente e altri dove il tempo sembra trascorrere con maggiore lentezza, tendendo a mantenere quasi integre le usanze e le tradizioni indigene .L’iniziativa di Pippo Consoli e Rosario Barone di mettere in mostra – e quasi a confronto – immagini analogiche e digitali (scattate negli anni ottantadue, con pellicole in bianco/nero e fotocamera manuale le prime, con una moderna reflex super sofisticata le foto più recenti) che, oltre a documentare le realtà corrispondenti a due periodi storici (a distanza di quaranta anni), vuole anche focalizzare gli aspetti etnici e sociali citati in premessa
. Il Marocco, che fino agli inizi del novecento è stato un protettorato francese, influenzato anche dalla vicinanza fisica e l’interscambio che ha sempre avuto con la vicina Spagna, costituisce una delle nazioni fra quelle più avanzate del Nord Africa. Vige una monarchia costituzionale abbastanza illuminata che, grazie anche ad aiuti occidentali che hanno agevolato l’apertura verso i loro mercati mediterranei, consente una pacifica convivenza di diverse etnie, distribuite in un variegato e vasto territorio, riducendo al contempo progressivamente tanti espatri clandestini.
Soffermandosi sulle foto in mostra, le immagini esposte dai due autori testimoniano le diversità che hanno da sempre caratterizzano il paese. Le fotografie di Barone si soffermano principalmente sui territori desolati del sud marocchino, dai connotati prettamente berberi e comuni ai confinanti paesi del Nord Africa occidentale (Algeria in particolar modo), allocati a ridosso della cordigliera dell’Atlante, dove si trovano maestosi villaggi fortificati interamente costruiti in terra con una sapienza antica tramandata e che oggi rischiano di scomparire per sempre. Le foto di Pippo Consoli, più datate, si concentrano invece sulla parte più nord occidentale del paese, con immagini che documentano angoli delle città imperiali (Fès, Marrakech, Rabat e Meknès), soffermandosi sugli aspetti architettonici di importanti edifici che su talune abitudini, caratteristiche degli abitanti del Marocco del nord.
Evidenti risultano le differenze di epoche, per i costumi – arabi o occidentalizzati- indossati da taluni abitanti che sono stati ritratti nei vicoli e nei mercati da Consoli (tenda del barbiere, abbeverarsi alla fontanella); anche se in altri casi talune delle scene fotografate nel 1982 potrebbero essere simili a quelle che si ancor oggi potrebbero incontrare; specie se riferite a classi sociali meno abbienti (decapitazione del pollo, tatuaggi temporanei all’henné, la tenda con il barbiere all’opera). In sintesi, i due spaccati diversi con i quali i due autori vengono a raccontare il loro personale modo di vedere Marocco (analogico e digitale, quindi d’ieri e di oggi) si integrano perfettamente. Le foto del Sud, che solo in rari casi propongono presenze umane, potrebbero essere ben associate ad un unico periodo, atteso che le abitudini berbere e gli insediamenti urbani sono gli stessi da sempre.
Jamaa el Fna, la piazza centrale di Marrakech fotografata da Rosario Barone nel 2022 costituisce di fatto l’unico documento che identifica il Marocco moderno, a cui Consoli contrappone le foto dell’incantatore di serpenti, e i lettori dei testi del corano che raccolgono fedeli di religione islamica. Marrakech, luogo marocchino dove s’incontrano tutte le culture del paese, costituisce una meta fissa del turismo internazionale. Chi ha avuto la fortuna di visitare il paese, attraverso le fotografie della mostra, saprà riconoscere e rivivere luoghi e personaggi. Per chi non lo ha ancora visitato, le foto possono costituire uno stimolo per avventurarsi e intraprendere un’interessante avventura. Magari aspettando che vengano intanto sanificati i gravi danni procurati dal recente movimento tellurico, che ha quasi distrutto l’intera cittadina e parte dei muri dai tratti architettonici fortemente feudali.