Bhopal, 39 anni dopo la catastrofe di Suryene Ramaget
Nel 1984 nell’India centrale si verificò quello che è probabilmente il più grave disastro industriale della storia: nello stabilimento chimico della Union Carbide di Bhopal un incidente portò al rilascio di oltre 42 tonnellate di isocianato di metile, un composto chimico utilizzato per la produzione di pesticidi. Una nube altamente tossica si propagò nell’area intorno alla fabbrica contaminando e uccidendo migliaia di persone. Dall’inchiesta che seguì il disastro di Bhopal risultarono carenze nel sistema di sicurezza, ma i risarcimenti furono molto bassi e le condanne molto lievi. Oggi il sito è rimasto per lo più inalterato: ospita ancora centinaia di tonnellate di rifiuti contaminati e la situazione della falda acquifera è molto grave. «Il disastro di Bhopal è in realtà ancora in corso» ancora oggi, numerosi bambini nella zona attorno al vecchio impianto nascono malformati e con gravi disfunzioni. I casi di cancro, di diabete e di altre malattie croniche sono più alti rispetto alla media. Tutti sanno che la nube tossica ha avuto gravi conseguenze sulla salute delle persone: ma ci sono voluti anni perché venisse riconosciuto il fatto che anche l’acqua di tutta la zona fosse contaminata e che gran parte delle attuali patologie oggi dipenda proprio da questo.